April 2015 - Mescalina.it

Point Quiet chi ? Non li conoscevo proprio, mai neanche sentiti nominare, ho letto che erano olandesi e ho messo con molte perplessità il disco nel lettore.

Sorpresa !! Un’altra pepita (ma sono infinite?) che esce dalla grande miniera della musica, musica ormai senza barriere e confini geografici e culturali.

I Point Quiet sono un gruppo che sembra arrivare da oltreoceano e ricorda band come gli Handsome Family,16 Horsepower, Spain, Lambchop, Calexico, insomma tanta buona musica americana, alt-country, roots, folk.

Con questo Ways and needs of a night horse la band è al secondo disco, oltre ad un altro cd e un EP precedentemente usciti a nome White Sand, la prima formazione dell’attuale gruppo.

La band è composta dal frontman Pascal Hallibert voce, chitarra, Hammond, mandolino, Hans Custers contrabbasso, trombone, chitarra, Daan van Diest batteria e percussioni, Simone Manuputty, violino, viola, voce, harmonium, Jan van Bijnen pedal steel, dobro, mandolino, banjo, vibrafono, armonica, glockenspiel, tromba, fisarmonica, percussioni, voce.

L’album consta di undici brani di pura americana, in alcuni casi americana che potrebbe definirsi da “camera”, undici perle acustiche dove la profonda, forte ed espressiva voce di Pascal Halibert ci conduce in atmosfere scure, lente, ballate emozionanti, con grande uso di violino, viola, chitarre acustiche, lap steel ed inserti di fiati che ravvivano atmosfere a volte molto intime e dark.

L’iniziale title-track Ways and needs of a night horse è una splendida, struggente e delicate ballata con riusciti intrecci tra violino, fisarmonica, lap steel e tromba, un brano senza tempo, Run all you want è un’altra ballata scura ed intima con violino in evidenza, NY or not NY alza per un attimo il ritmo e il livello rock del disco, mentre la successiva The man I once was cosi emozionante, minimale, toccante e sofferta è fortemente influenzata dai migliori Spain e rimane uno dei punti più alti del disco.

Che inizio con i primi quattro pezzi uno più bello dell’altro! Ci si aspetterebbe quindi un calo compositivo ma questo non avviene mai. Anche i brani successivi si mantengono tutti ad alto livello a partire da Trembling stars, che con forti echi morriconiani e western con tanto di fischio, sembra un brano uscito da un disco dei Calexico.

Da segnalare in particolare Threnody, che con il suo lento e sofferto incedere tocca il nostro cuore, Bright as city lights altra grande ballata con mandolino, armonica e violino in primo piano, che è forse il momento più country dell’album, Horses che dopo il grande intro di tastiere e strumenti ad arco si sviluppa con una bella melodia con lap steel e dobro verso un folk-country cameristico e la finale breve e strumentale Maneras y necessidades dove i Point Quiet si concedono una forte virata al suono tex mex con un festival di chitarre mariachi, fiati e fisarmonica per concludere il lavoro in una atmosfera di struggente allegria.

Una band da conoscere assolutamente, undici brani tutti di grande livello, un ottimo disco da assaporare con calma, che cresce continuamente ascolto dopo ascolto. Speriamo di vederli presto in Italia.

Consigliato.

(Giuseppe Verrini)